Quartiere San Pietro
Ci troviamo nei pressi del luogo in cui sorgeva l’antica chiesa di San Pietro. La presenza di una chiesa paleocristiana dedicata a San Pietro Apostolo, è attestata prima dell’anno mille. Il suo nome antico era San Pietro le Tartare, dalla sorgente chiamata ‘’fontana di San Pietro’’ e sorgeva lungo la Via Latina, territorio tra Ceccano e Patrica. Prima dell’anno mille la chiesa, avendo subito dei danni, fu abbandonata e fu ricostruita all’interno della città di Ceccano, a ridosso delle mura prendendo il nome di San Pietro in Iscleta. Nel 1015 i Conti di Ceccano la donarono all’abbazia di Montecassino, che l’ebbe tra i suoi possedimenti fino al 15 agosto 1530, cioè quando fu conferita al canonico Giovanni de’ Pazzi, nipote di Papa Clemente VII. Nel 1750 divenne parrocchia e verso la fine del secolo, poiché in pessime condizioni strutturali, fu demolita su permesso della famiglia Colonna e solo trent’anni dopo (1781) ebbe inizio la ricostruzione. Nella prima metà dell’800 la chiesa subì importanti danni a causa di un fulmine e l’edificio fu quindi nuovamente ricostruito e ampliato in stile corinzio. La costruzione, realizzata con pietra locale, presentava una navata unica con copertura a capanna, senza cupola, ed era dotata di un campanile a pianta quadrata alto trentasette metri. All’interno si conservavano centinaia di volumi finemente lavorati, pitture, mosaici e tre altari in marmo dedicati a San Pietro, alla Madonna del Perpetuo Soccorso e a N.S. del Sacro Cuore con le rispettive statue. Dietro l’altare maggiore, una tela raffigurava il Salvatore nell’atto di affidare le chiavi all’apostolo Pietro. Nel 1880 fu installato un organo sopra l’ingresso, dotato di diciassette registri e millecinquecento canne di piombo.
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La distruzione della chiesa
Durante la seconda guerra mondiale il territorio di Ceccano fu duramente segnato da alcuni bombardamenti aerei, in particolar modo mercoledì 3 novembre 1943 si verificò uno degli eventi più tragici per la storia della Città: testimonianze raccontano di aver visto arrivare dalla montagna di Cacume squadriglie di cacciabombardieri. Il loro obiettivo era di colpire il ponte sul Sacco. L’arciprete di Ceccano, Don Giustino Meniconzi, in una lettera scritta alcuni giorni dopo al vescovo di Ferentino, indica l’ora del disastro (10: 15) avvenuto a causa di tre ondate aeree che si accaniscono contro la popolazione inerme e impreparata. Secondo il sacerdote le bombe sganciate sono venti. L’area colpita prevalentemente è quella riguardante Borgo Pisciarello, la zona di S. Pietro e l’allora Piazza Vittorio Emanuele, ora Piazza 25 luglio; è, infatti, in questa parte di Ceccano che vengono distrutte molte case, alcune delle quali situate proprio a ridosso della chiesa, la quale al termine delle incursioni risulterà avere la sagrestia completamente distrutta insieme con una casetta attigua intestata alla prebenda parrocchiale. Altre distruzioni avvengono sul Ponte della Ferrovia e in via Cappella. Tutto quello che rimane della chiesa di San Pietro Apostolo consiste in un calice e la campana maggiore del 1887, che è stata utilizzata nel campanile della nuova chiesa fino al momento della sua sostituzione, avvenuta nel 2009, ed è attualmente conservata, insieme al calice, nella nuova chiesa che si trova fuori dal centro urbano in via per Frosinone.
Alcune delle rovine della chiesa sono state utilizzate per realizzare il memoriale per i caduti civili di quel tragico evento.
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Bibliografia:
https://www.sanpietroapostoloceccano.com/la-chiesa-di-s-pietro
http://www.loffredi.it/ceccano-3-novembre-1943.-fame,bombe-e-morte.html