Chiesa di San Nicola
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Sorta durante il Medioevo con il nome di Santa Maria della Foresta, l'attuale Chiesa di San Nicola è documentata a partire dal 1096, data in cui, secondo le cronache, qui venne ospitato Tedegario, vescovo di Terracina, giunto sul posto per la consacrazione della chiesa di Santa Maria a Fiume. L'edificio venne successivamente restaurato durante il XIII sec., con il patrocinio di alcuni importanti membri della famiglia dei Conti de' Ceccano, i cui nomi sono stati riportati in tre iscrizioni affisse sui pilastri interni.
Originariamente il luogo in cui sorge la chiesa si trovava alla periferia del centro abitato, in mezzo ad un bosco, da cui il primitivo toponimo. In seguito alla crescente urbanizzazione l'edificio venne inglobato nella struttura urbana e, in questa occasione, venne modificato l'orientamento dell'ingresso. Ulteriormente restaurata nel 1923, subì nuovi danni durante i bombardamenti americani della Seconda Guerra Mondiale (1943-44): ancora oggi, nei locali della sacrestia, si trova esposta la carcassa di uno degli ordigni che colpì la costruzione. L'aspetto attuale è dovuto ai successivi interventi eseguiti dal Genio Civile.
ESTERNO
La porta d'accesso che oggi si trova lateralmente, sul lato nord, era inizialmente collocata sul lato est, dove ancora s'intravvedono alcune finestre esagonali.
L'alto campanile, sul lato ovest, si eleva su quattro livelli, ed è realizzato in blocchi di pietra calcarea nei primi due livelli e, di tufo negli ultimi due. Lungo la parete, dal lato del campanile, si trova un'edicola in tufo, ornata da una croce patente realizzata intorno agli anni Venti del XX sec., nella quale è collocato un affresco risalente al XV sec., che raffigura la Madonna con il Bambino, meglio nota ai Ceccanesi come "Madonna della Foresta".
L'elegante portale d'ingresso della chiesa è contornato di tre "faccine" collocate in posizioni diverse. Sull'architrave troviamo una croce pomata a doppio lobo.
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INTERNO
L'interno della chiesa è suddiviso in tre navate, separate tra loro da grandi arcate in stile gotico sostenute da pilastri a sezione quadrata.
Nella chiesa sono presenti tre pilastri dedicati a tre conti di Ceccano che contribuirono al restauro della chiesa.
La chiesa subì ulteriori rimaneggiamenti nei secoli successivi. L'altare maggiore, originariamente di laterizio e in stile barocco, venne sostituito con l'attuale in marmo nel 1814, per volere di Domenico Sindici che lo dedicò al padre Raffaele. Per tale motivo, l'altare è stato dedicato a San Raffaele Arcangelo, come ricorda un'epigrafe collocata all'ingresso della chiesa. Per l'occasione, Domenico donò alla chiesa una tela del XVIII sec. che raffigura l'episodio biblico del viaggio avventuroso di Tobiolo accompagnato dall'angelo sotto mentite spoglie (Libro di Tobia). San Raffaele è un simbolo di guarigione. Un altro dipinto presente nella chiesa, della stessa epoca, rappresenta invece la Vergine addolorata che abbraccia il Cristo deposto dalla croce, e si dice sia stato donato alla chiesa dal principe Colonna. Possiamo ammirare anche un terzo dipinto, risalente al XVII sec. ed attribuito ad un pittore locale, che raffigura Gesù crocifisso tra San Nicola e Santa Caterina d'Alessandria.
La sacrestia venne realizzata nel 1882, su richiesta di Mons. Lorenzo Gizzi, curiale ed uditore della Sacra Rota. Per la sua realizzazione vennero sfruttati i locali costruiti al di sopra del cimitero comunale, oggi interrato sotto la chiesa. L'evento è ricordato in una lapide commemorativa appesa sopra l'ingresso.
altre info:
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